La pandemia da coronavirus è un motivo in più per accelerare sul Green Deal

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Sono un’ottimista preoccupata: ho votato la fiducia al governo Conte II per la priorità sul Green Deal, ma vedo i limiti degli interventi messi in campo sinora. Nel decreto Rilancio, ad esempio, accanto a misure importanti come cassa integrazione e super ecobonus sono arrivate le rottamazioni estese anche alle auto inquinanti. Nonostante siamo riusciti, con un lavoro di squadra in Commissione, a svuotarle dall’interno si tratta di un errore grave, di un segnale culturale sbagliato.

Ora è arrivato in Parlamento il decreto Semplificazioni. Ridurre la burocrazia è fondamentale, ma non si possono mettere a rischio tutela ambientale e legalità. Il provvedimento andrà quindi corretto e dovrà concentrarsi sulle semplificazioni che servono all’Italia. Ossia quelle per rendere più facile realizzare impianti di rinnovabili: oggi servono 5 anni per realizzare un campo eolico. Davvero troppo. E poi servono regole chiare e tempi certi. Altrimenti diventa difficile investire.

Per noi ecologisti la pandemia da coronavirus è un motivo in più per accelerare sulla via del Green Deal, dello sviluppo sostenibile, della lotta alla crisi climatica. Con l’accordo sul Recovery Fund l’Europa ha battuto un colpo.  Si è acceso un raggio verde, ma lo dobbiamo seguire da vicino e lo dobbiamo difendere perché le forze che vorrebbero mantenere un mondo fossile sono ancora forti.

Il mio intervento al Festival della Soft Economy promosso da Symbola.

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