Si fa presto a dire Greta

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La propaganda e la voglia di restare al governo vince ancora e spinge ad accettare compromessi al ribasso su tutto. Ambiente compreso, anzi soprattutto. Altrimenti non si spiegherebbe come mai i Cinque Stelle, che sulle vertenze ambientali hanno conquistato larga parte del loro consenso elettorale, al Senato hanno bocciato le mozioni a prima firma De Petris (LeU) e Ferrazzi (Pd) per dichiarare l’Italia in emergenza climatica e assumere iniziative adeguate a fronteggiarla. Preferendo accogliere la mozione di maggioranza presentata proprio dal M5S. Peccato che per farla digerire agli alleati del Carroccio hanno dovuto togliere dal testo proprio quello che servirebbe: la dichiarazione che l’Italia è in emergenza climatica. Il risultato è un atto del tutto inadeguato, che non inizia neanche a tagliare i sussidi alle fonti fossili.
Ben altri gli impegni messi nero su bianco dai testi di LeU e Pd bocciati a Palazzo Madama, impegni in linea con quelli previsti dalla mozione che io stessa ho presentato alla Camera per dichiarare l’Italia in emergenza climatica. Sperando che almeno a Montecitorio si riesca ad approvarla.
Perché non c’è più tempo da perdere, ma bisogna agire ora per fronteggiare i mutamenti climatici. Le prime cose da fare sono tagliare i sussidi alle fonti fossili e sostenere una non più rinviabile transizione energetica dalle fonti fossili e inquinanti alle fonti pulite che investa tutti i settori produttivi.
Serve un grande cambiamento e, come sottolineato dal Commissario europeo Canete ieri in audizione in parlamento, dobbiamo decidere se guidarlo questo cambiamento, o se vogliamo limitarci a seeguirlo. Penso che l’Europa, e l’Italia con essa, debba mirare a un ruolo da leader nella lotta al mutamento climatico. Anche perché abbiamo le tecnologie, le soluzioni e le capacità per farlo. Ma questo richiede maggiore ambizione negli obiettivi, coerenza nelle politiche e una maggioranza diversa da quella giallobruna.
Il mio intervento su Linkiesta si è disponibile qui.

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