Si possono coniugare diritti, economia ed ecologia

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L’ambiente non è un comparto a sé stante ma una questione trasversale che riguarda l’innovazione, la ricerca, la formazione, la salute, lo sviluppo e il lavoro di domani, la sicurezza dei cittadini e l’equità sociale. Abbiamo non solo il compito di affrontare la crisi climatica, ma anche quello di rispondere alle crisi economica, sociale e dei diritti. Di perseguire, insomma, la giustizia ambientale e la giustizia sociale.

E che sia possibile coniugare economia, diritti ed ecologia lo dicono anche i numeri. Secondo la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ad esempio, è possibile dare un forte impulso all’economia e all’occupazione green – che potrebbe raggiungere 800.000 addetti in sei anni – affrontando con misure adeguate alcune grandi problematiche ambientali, dalla riduzione dei consumi di energia in case scuole e uffici all’aumento delle energie rinnovabili, dalla corretta gestione dei rifiuti all’economia circolare, dalla rigenerazione urbana alla mobilità sostenibile.

Ma se investiamo in ricerca solo l’1,4% del Pil non andremo lontano. Ecco perché, con tutto il rispetto per la prescrizione, io ‘sogno’ un governo che litiga e si divide, per poi fare dei passi in avanti, sulla ricerca e sui ricercatori da stabilizzare, sullo sviluppo sostenibile e sul Green new deal. Invece ancora oggi abbiamo straordinarie innovazione italiane che nel nostro Paese non trovano patria. Penso al solare termodinamico, settore importante delle rinnovabili le cui imprese hanno rinunciato ai14 progetti di centrale da realizzare qui in Italia e ai relativi investimenti milionari, oppure alle bottiglie in pet 100% riciclato made in Italy che per un assurdo vincolo di legge si possono vendere solo all’estero.

Dobbiamo tornare a investire sulla ricerca pubblica e dobbiamo restituire al sistema di formazione la centralità che merita.

Insieme ad altri quattro deputati di maggioranza, Alessando Fusacchia (Gruppo Misto), Paolo Lattanzio (M5S), Erasmo Palazzotto (LeU) e Lia Quartapelle (Pd), abbiamo fatto una proposta concreta per collegare i territori, le università e le nuove competenze green con lo sviluppo sostenibile e le sfide che abbiamo di fronte. La ricetta di noi #5×5 è partire da 2000 dottorati green da realizzare nei Comuni. Un modo per riattivare le aree interne del Paese e per rendere i nostri giovani protagonisti del Green deal.

Di tutto questo e del ruolo strategico di ricerca e innovazione per affrontare la crisi climatica e dare slancio allo sviluppo sostenibile si è parlato in un interessante confronto tra politica, enti di ricerca, lavoratori della conoscenza, studenti e sindacati promosso dalla Flc Cgil che racconto qui su La Stampa.

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