Non si può parlare di sostenibilità se non si tiene insieme la riduzione delle emissioni climalteranti con la felicità e il benessere delle persone, perché ci sono nessi più o meno evidenti tra la nostra vita quotidiana, le grandi questioni ambientali e il modello di sviluppo.
Ad esempio dobbiamo sapere c’è una connessione tra i nostri stili di vita, le nostre grandi aziende energetiche – Eni in testa – e quanto avviene nel Mediterraneo. Dove sempre più persone fuggono a rischio della vita perché scappano da terre rese inospitali dalla guerra o dalla crisi climatica. Soprattutto quest’ultima è responsabilità di un’economia legata a sfruttamento, estrazione e fossili. Quindi anziché stupirci o gridare all’invasione dobbiamo essere consapevoli dei nessi tra i diversi fenomeni, sapere che rischiamo anche noi in un futuro non troppo lontano di diventare profughi ambientali e adottare un diverso modello di sviluppo. Per una nuova economia che punti su sostenibilità, efficienza, riuso e riciclo, equità e sulle energie rinnovabili.
Qui la mia intervista a Radio Città Aperta su #Nessieconnessi