Il mancato blocco dei nuovi permessi e delle attività di ricerca e prospezione di idrocarburi e la mancata proroga della moratoria sulle trivellazioni nel decreto Milleproroghe, come il ritardo sul Piano delle aree, preoccupano ambientalisti e associazioni. Perché disegnano un quadro che può portare alla concessione di permessi di ricerca, prospezione e autorizzazioni a trivellare, non coerente con gli impegni sulla sostenibilità assunti in l’Europa.
L’Italia dovrebbe adottare il Piano delle aree, ossia il piano per stabilire di concerto con gli Enti Locali dove sarà possibile cercare ed estrarre idrocarburi e dove invece non sarà consentito, il prossimo febbraio su proposta dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente. Ma di questo documento si sono perse le tracce e la sua mancata adozione può aprire, una volta scaduta la moratoria introdotta con il decreto Semplificazioni del 2019, al rilascio dei permessi sulle pratiche in sospeso e quindi a nuove autorizzazioni a trivellare. Dunque o si accelera sulla Piano delle aree, oppure più realisticamente si adottano una proroga per la sua adozione e anche per la moratoria. Altrimenti faremmo un bel regalo a chi continua a fare affari sulle fonti fossili e alle forze che, anche in maggioranza, difendono uno sviluppo legato al passato piuttosto che investire in un futuro all’insegna delle rinnovabili, dell’efficienza, dell’innovazione.
Un regalo al mondo dei fossili che sono pronta a scongiurare con un emendamento al decreto Milleproroghe. Perché il Green deal richiede coerenza.